Paolo Balocchi(1), Tommaso Santagata(2), Marta Lazzaroni(3)
Riassunto: L’area Tosco-Emiliana, geograficamente è rappresentata
dai bacini tirrenici della Lunigiana e Garfagnana e dalla bassa pianura
Emiliana sul versante adriatico. Dal 2012 è stata sede di diversi eventi
sismici di notevole importanza, tra cui i principali di Ml 4,9 e 5,4
rispettivamente del 25 e 27 Gennaio 2012 a Reggio Emilia e Parma, quelli della
bassa pianura modenese del 20 e 29 Maggio e infine i terremoti della Garfagnana
e Lunigiana di Ml 4,8 e 5,2 avvenuti il 25 Gennaio e 21 Giugno 2013. Questa
zona, storicamente nota per la sua attività sismica, mostra diverse
caratteristiche soprattutto dal punto di vista tettonico: le strutture che si
trovano nelle parti più esterne della catena appenninica (versante adriatico),
aventi regimi di tipo compressivo, sono separate dalle strutture legate ad una
tettonica di tipo distensiva che si trovano nel retropaese (versante
tirrenico). In mezzo troviamo la parte centrale dell'Appennino Tosco-Emiliano,
che mostra invece un'evoluzione più lenta rispetto alle aree periferiche. Con
questo lavoro vengono descritte le analisi delle sequenze sismiche degli eventi
che si sono verificati nel periodo considerato, in relazione alle strutture
tettoniche di importanza regionale, e l'ipotesi di una loro evoluzione
spazio-temporale nel periodo 2012-2013. Da questa relazione è stato
possibile definire l’ipotesi di una
cronologia di attivazione delle
strutture tettoniche, nel periodo di tempo considerato, che hanno
generato le sequenze sismiche, descrivendone le principali caratteristiche e la
loro evoluzione.
1) Geologo, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog (sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: georcit@gmail.com).
2) Geometra, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog.
3) Geologa, collaboratrice del GeoResearch
Center Italy – GeoBlog.
____________________________________
GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 8 (2015), ISSN: 2240-7847.
Introduzione
I recenti terremoti di Reggio Emilia e
Parma del 2012, eventi dell’Emilia 2012 ed eventi della Garfagnana e Lunigiana
2013, si sono verificati all’interno di un’area relativamente estesa che
abbraccia parte della Toscana NW e dell’Emilia centrale.
Dal punto di vista geografico l’area
Tosco-Emiliana è rappresentata dai bacini della Lunigiana e Garfagnana sul
versante tirrenico e dalla bassa pianura Emiliana (bassa parmense, reggiana e
modenese) sul versante adriatico (fig. 1).
Attraverso l’analisi e il confronto dei dati
sismici (eventi principali delle sequenze sismiche) e della tettonica
regionale, si vuole definire la relazione spazio-temporale e descrivere la sua
evoluzione.
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Figura 1: Inquadramento geografico dell’area Tosco-Emiliana. |
Inquadramento
tettonico regionale
L'Appennino Settentrionale è una
catena orogenica di età Alpina, che si è originata dalla chiusura del bacino
oceanico Ligure-Piemontese individuatosi nel Giurassico e situato tra i margini
continentali della Placca Sardo-Corsa (solidale fino al Miocene con la placca
Euroasiatica) e la placca Adria, inizialmente connessa alla zolla Africana (Elter, 1960; Boccalletti e al., 1971; Boccalletti, Guazzane, 1972; Reutter, Groscurth, 1978;).
Lo scontro tra le
due placche, forma un piano di subduzione inclinato di 65°-70° circa, dove
Adria immerge verso SW catena appenninica formatasi sulla placca Europa (Doglioni e al., 1991; Riguzzi e al., 2010; Balocchi, 2011).
La convergenza tra le placche ha giocato in modo differente nella zona più esterna della catena (versante adriatico) e in qualla più interna (versante tirrenico), generando uno stile strutturle diverso in risposta alle forze tettoniche in gioco.
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Figura 2: Schema delle strutture tettoniche
sepolte
sotto i depositi della pianura Padana (Buried Belt).
|
Le strutture
più esterne
(zona di
Buried
Belt; Bartolini
e el., 1983; Boccaletti e al., 1985; Balocchi,
2011) sono rappresentate
da sistemi
di thrusts
ad embrice
ciechi (Pieri, Groppi, 1981),
a causa
del loro
seppellimento al
di sotto
dei depositi
alluvionali della
Pianura Padana.
Si possono
distinguere differenti
gruppi arcuati
di strutture
a pieghe
denominate anche
dorsali e
limitate al
letto dai
sistemi di
thrust
(fig. 2):
le pieghe
Emiliane, quelle
Ferraresi e
le pieghe
Adriatiche-Romagnole.
L’arco delle pieghe Emiliane ha una larghezza di circa 25-35 km ed è rappresentata da una successione di thrust ciechi disposti ad embrice. Il piegamento risale al Pliocene ed è attivo nel Quaternario. L’arco delle pieghe Ferraresi e Adriatiche-Romagnole sono formate da due distinti thrusts ciechi e anch’essi ad embrice: internamente la piega Romagnola ed esternamente quella Ferrarese, sono separate da un thrust principale asimmetrico con vergenza Nord-Est. Il margine esterno settentrionale del Buried Belt è marcato da un gruppo di thrusts ciechi denominati Esternal Thrust Front (ETF) che corrispondono alle faglie di sovrascorrimento frontali di letto delle pieghe emiliane, Ferraresi e Romagnole.
Il retropaese appenninico corrispondente al versante tirrenico (zona di Internal Belt; BARTOLINI e al., 1983; BOCCALETTI e al., 1985), caratterizzato dallo sviluppo di bacini intermontani con direzione appenninica. La formazione e l’evoluzione di tali bacini, è legata esclusivamente alla tettonica distensiva (Trevisan, 1952; Giglia, 1974; Lazzarotto, Mazzanti, 1976; Ambrosetti e al., 1979; Bossio e al., 1993; Martini, Sagri, 1993) lungo le fosse tettoniche in corrispondenza dei bassi strutturali e limitate dagli alti strutturali da sistemi di faglie normali coniugate, che determinano un regime distensivo dell’area.
Le
fosse tettoniche
della Lunigiana
e Garfagnana
(fig. 3) rappresentano due
struttura distensive
in direzione
NE-SW, costituite
da due
graben
asimmetrici limitati
da faglie
bordiere e
dagli horst
laterali (Mantovani e
al., 2010).
La faglia
principale è
rappresentata da
un livello
di scollamento
denominato “faglia
Liguride” (Auglieri e al., 1990; Finetti,
2010; Mantovani e
al., 2010;)
ben visibile
sulle linee
sismiche (Argnani e
al., 1997),
ed ubicata
al tetto
delle unità
del basamento,
posta grossomodo
ad una
profondità variabile
e compresa
tra i
5 e
i 10
km (Anelli e
al., 1994).
Questa superficie
di scollamento
è inclinata
verso NE
di circa
30° e
viene utilizzata
dai principali
sistemi di
faglie normali
listriche che
rappresentano le
strutture bordiere
dei graben
della Lunigiana
e Garfagnana
(Finetti, 2010; Mantovani e
al., 2010).
Associate alle pieghe del fronte appenninico e agli horst & graben del retropaese, si ritrovano strutture tettoniche ad andamento antiappenninico, denominate in letteratura come linee trascorrenti con una notevole evidenza geomorfologica e già evidenziata in passato da numerosi autori (Ghelardoni, 1965; Gelmini, 1974; Boccaletti e al., 1981; Fazzini, Gelmini, 1982; Castellarin e al., 1986; Perlotti, 1991). Anche i dati sismici (distribuzione degli epicentri e ipocentri) mettono in evidenza la loro presenza e la sismicità delle faglie antiappenniniche sembra direttamente correlata alle strutture appenniniche compressive per il fronte della catena e distensive per il retropaese.
Alla scala mesoscopica, le linee trasversali sono rappresentate da vere e proprie fasce deformative, composte da piani di faglia verticali (Castellarin e al., 1985) che limitano blocchi affiancati strutturalmente omogenei.
Alcuni autori (Fazzini, Gelmini, 1982;
Bettelli e al., 2002), sulla base di evidenze geomorfologiche e ad indizi geologico–strutturali, le descrivono come strutture di svincolo cinematico dei diversi blocchi adiacenti (tear-fault o faglie di trasferimento subverticali ad andamento antiappenninico), senza però definire se il movimento sia stato il medesimo nel tempo o se si abbiano avute delle inversioni, non escludendo eventuali ringiovanimenti di alcune delle strutture. Studiando i dati stratigrafici relativi all’Unità Tosco–Umbro–Marchigiana, e dalle coperture sedimentarie mio–plioceniche e pleistoceniche del margine appenninico padano, è stato stimato che la loro attività abbraccia l’arco di tempo che corre dal Mesozoico inferiore fino al Pliocene, Pleistocene. Lo svincolo cinematico delle linee trascorrenti antiappenniniche ha giocato un ruolo fondamentale durante la storia tettonica dell’Appennino che ha visto la sua rotazione antioraria e il movimento verso est dei singoli blocchi fino alla posizione attuale.
Sismotettonica
Lo studio dei dati sismologici in relazione alle strutture tettoniche, permette una definizione più dettagliata del modello tettonico attuale della catena Appenninica e più in
particolare della zona Tosco-Emiliana. Considerando la distribuzione temporale degli eventi, si incomincia
nel Gennaio 2012 con gli eventi di Reggio-Emilia e Parma, successivamente si è
verificata la sequenza sismica dell'Emilia e per ultimi, nel gennaio 2013 il
terremoto in Garfagnana e nel giugno 2013 in Lunigiana, per una durata
complessiva di circa 17 mesi. Precedentemente al gennaio 2012 e successivamente
al giugno 2013 non si sono registrati terremoti di una magnitudo confrontabile
a sismi descritti in questo studio.
Di seguito vengono descritte le caratteristiche sismotettoniche inerenti ai principali eventi sismici di Reggio Emilia e Parma del 2012 (Balocchi, Santagata, 2012a), quelli
dell’Emilia 2012 (Balocchi, Santagata,
2012b) della Garfagnana e Lunigiana 2013 (Balocchi,
Riga, 2013; Petrucci, Balocchi,
2013).
Eventi di Reggio Emilia e Parma 2012
Gli eventi sismici del 25 e 27 Gennaio (fig. 4), rappresentano due terremoti principali di due sequenze ben distinte. Il terremoto del 25 Gennaio di magnitudo 4,9 e profondità 33,2 km, si colloca con epicentro nella provincia di Reggio Emilia, mentre il secondo terremoto del 27 Gennaio, di magnitudo
5,4 e profondità 60,8 km, si colloca nel distretto sismico del Frignano nella provincia di Parma.
Dai dati sismologici relativi alle due sequenze, si evidenzia come per il terremoto di Reggio Emilia si ha una sismicità relativamente superficiale, mentre per il terremoto nel parmense gli ipocentri sono relativamente più profondi. I meccanismi focali evidenziano una cinematica da faglia normale per l'evento di Reggio Emilia e da faglia inversa per quello di Parma.
I due eventi sismici sono legati allo stesso piano di subduzione della placca Adria che scende al di sotto della placca Europea e che durante la sua fase discendente reagisce in modo diverso alle forze tettoniche (Balocchi, 2012), fratturandosi in modo differente, a causa della flessione verso il basso di Adria (evento sismico di Reggio Emilia) e a causa dell’attrito tra Adria ed Europea nella porzione più profonda della piastra discendente (evento sismico di
Parma).
Eventi Emiliani 2012
Gli eventi sismici che hanno colpito la
Pianura Padana Emiliana mostrano la presenza di tre sequenze sismiche (fig. 4).
La prima del 20 Maggio ha avuto inizio il giorno precedente con un evento di
magnitudo 4,1 e successivamente si sono avute tre eventi sismici forti, il mainshock
(evento principale) di 5,9 e i due
eventi successivi di 5,1. La seconda
sequenza del 29 Maggio ha inizio con un mainshock di 5,8 e i successivi
eventi di 5,3 e 5,1. Mentre la terza sequenza del 03 Giugno ha inizio con un mainshock
5,1. Tutte e tre le sequenze hanno mostrato numerosi aftershocks (eventi
sismici successivi a quello principale) di magnitudo variabile decrescenti in
numero e intensità, durante i giorni subito successivi ai mainshock.
Gli epicentri dei diversi terremoti
appartenenti alle tre sequenze sismiche mostrano una distribuzione secondo una
fascia a direzione W-E. Considerando la
profondità dei terremoti si evidenzia un netto approfondimento
progressivo degli ipocentri andando da Nord verso Sud, inoltre la concentrazione
massima di ipocentri si ha in corrispondenza di due superfici alla profondità
di 5 km e 10 km. Tali superfici
inclinate verso sud rappresentano dei piani di scorrimento basale (thrust
basali).
I meccanismi focali evidenziano
cinematiche inverse dovute alla riattivazione dei thrusts al letto delle
pieghe ferraresi.
La sequenza sismica dell'emilia è legata
ad una tettonica compressiva (Balocchi,
2012) alla scala regionale, che ha riattivato due strutture sismogenetiche preesistenti
(Astiz e al., 2014): la
faglia di Ferrara mediana, rappresentata da thrusts con direzione
WNW-ESE inclinata verso sud, e la faglia di Mirandola rappresentata da thrusts
con una direzione W-E e inclinazione verso sud.
Eventi
Toscani 2013
I due eventi toscani (fig. 3) sono rappresentati dal terremoto della Garfagnana del 25 gennaio 2013 di magnitudo 4,8 e profondità 15,5 km, e quello della Lunigiana del 21 giugno 2013 di magnitudo 5,2 e profondità 5,1 km. L'evento sismico della Lunigiana è stato seguito da numerosi aftershocks di magnitudo inferiore.
I dati della distribuzione ipocentrale evidenziano una superficie sismogenetica debolmente immergente verso NE, posta alla profondità
di circa 10 km. Tale superficie denominata “faglia Liguride” è interpretata come scollamento principale tra il basamento e la copertura sovrastante (Auglieri e al., 1990; Finetti, 2010; Bernini, Papani, 2002). I meccanismi focali mostrano, per la Garfagnana, una cinematica da faglia trascorrente destra con direzione antiappenninica e per la Lunigiana, una faglia normale con direzione circa appenninica (Balocchi, Riga, 2013).
Gli eventi Toscani del 2013 sono legati ad una tettonica distensiva (Balocchi, 2012) alla scala regionale e la formazione di strutture quali horst & Graben. La direzione di massima tensione dello sforzo tettonico è circa NE-SW, che ha riattivato lo scollamento principale generando gli eventi della Lunigiana e Garfagnana. Associato alle faglie normali sono presenti strutture secondarie rappresentate da faglie trascorrenti (tear-faults) a direzione antiappenninica con il compito di accomodare la diversa deformazione tettonica in blocchi adiacenti.
Tettonica attuale
Lo studio dei differenti eventi sismici
localizzati in diverse aree, ha permesso di definire una loro relazione
spaziale.
L'assetto tettonico della zona più
esterna è caratterizzata da strutture distensive e compressive responsabili dei
terremoti, rispettivamente di Reggio Emilia e Parma, che sono da mettere in
relazione alla curvatura della placca Adria durante la discesa al di sotto
della placca Europea con la formazione di faglie normali e all’attrito tra le
due placche con la formazione di faglie inverse (figg. 4 e 5). Tale meccanismo
è descritto in letteratura come slab-pull, corrispondente alla forza di
trazione a cui è soggetta la piastra in subduzione che viene trainata verso il
basso, dalla parte superiore dell’astenosfera.
Nella zona del
Buried Belt si trovano le
strutture sepolte al di sotto dei depositi della Pianura Padana. La “piega
Ferrarese” (figg. 4 e 5) limitata da sistemi di faglie di thrusts basali
(superfici di scorrimento debolmente inclinate verso sud) e da faglie
inverse frontali in grado di generare terremoti in un regime tettonico
compressivo come la sequenza dell'Emilia.
Diverso è il versante Toscano (retropaese
appenninico), che è generalmente caratterizzato da una tettonica estensionale
(figg. 4 e 5) in cui possono verificarsi movimenti trascorrenti sempre
associati ad una distensione litosferica generalmente in direzione NE-SW.
Questa distensione litosferica è originata da un meccanismo descritto in
letteratura come rool-back, dovuto all’arretramento del piano di
subduzione, il quale favorisce un regime distensivo sulla placca Europa con la
formazione di strutture horst & graben (figg. 4 e 5). In questo
campo di sforzi si sono generati i terremoti della lunigiana e Garfagnana.
Considerando la distribuzione temporale
degli eventi, che coprono un periodo di 17 mesi, da gennaio 2012 a giugno 2013.
Non si sono registrati eventi di una certa rilevanza prima del gennanio 2012 e
dopo giugno 2013.
La cronologia che mette in relazione i
diversi eventi sismici descritti in precedenza (figg. 4 e 5):
- La microplacca Adria andando in subduzione
verso SW, sotto Europa, si flette incurvandosi verso il basso, si
riattivano le faglie normali che generano l'evento sismico di Reggio
Emilia;
- Lo scorrimento relativo tra le due
placche e per effetto dello slab-pull, si riattivano di faglie
inverse più profonde che generano il sisma di Parma;
- Adria si muove verso SW trasporta
con se la placca di tetto, che si deforma
elasticamente, fino a raggiungere il limite massimo oltre il quale
si riattivano i thrust basali e frontali delle pieghe ferraresi,
generando la sequenza dell'Emilia (rilascio di energia elastica
precedentemente immagazzinata).
- Per effetto del roll-back e
l'arretramento della zona di subduzione, si instaura un regime distensivo nel retropaese
appenninico, dove si riattivano le faglie normali e le tear-faults, generando i terremoti
della Lunigiana e Garfagnana.
Conclusioni
Dall’analisi e il confronto dei dati
sismici e della tettonica regionale, relativa agli eventi sismici dell’area
Tosco-Emiliana (Balocchi, Santagata,
2012a; 2012b; Balocchi, Riga,
2013; Petrucci, Balocchi, 2013),
sembra possibile ipotizzare una evoluzione spazio-tempo dei principali eventi,
che copre un periodo relativamente breve (circa 17 mesi). Gli eventi sismici,
in relazione alle strutture tettoniche, rappresentano una sequenza
sismotettonica (Balocchi, Santagata,
2012a; 2012b) che è l’espressione di un cuneo di estrusione (Mantovani e al., 2009; 2010; Balocchi
e al., 2014) di importanza regionale.
La relazione spazio-tempo mette in evidenza,
come la deformazione tettonica procede dalle regioni più esterne verso
l’interno della catena. Le prime strutture tettoniche ad attivarsi sono quelle
relativamente più profonde che portano la placca Adria in subduzione sotto a
Europa, poi quelle più esterne alla catena con un regime compressivo, e
infine quelle più interne distensive,
seguendo uno schema molto simile al modello del cuneo di estrusione (extruding wedge). Le strutture
compressive del fronte e quelle distensive del retropaese, delineano una
geometria a formare il cuneo tettonico Tosco-Emiliano, che rappresenta la
sorgente principale dell’area. La zona centrale dell’Appennino Tosco-Emiliano,
invece mostra un’evoluzione tettonica più lenta, rispetto alle aree più
periferiche del versante adriatico e tirrenico (fig. 5).
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Buongiorno,
RispondiEliminagrazie per l'ottimo articolo, posso chiederle come si collocano le recenti attivazioni sismiche dell'Appennino Bolognese ( Castiglione, Fiorenzuola e Porretta Terme) nel quadro evolutivo che ha descritto in questo post?
Possono essere tutti eventi collegati? Come può essere l'evoluzione dello sciame ancora in atto adesso nel cluster di Porretta Terme?
grazie
sui clusters dell'AppenninoTosco-Emiliano ho scritto in questo link (http://geobalocchi.blogspot.it/search/label/Appennino%20Tosco-Emiliano).
EliminaLa ringrazio dell'interessamento
grazie della risposta, avevo letto l'articolo, ci sono secondo lei connessioni tra i 3 cluster e le scosse precedenti tra emilia e garfagnana-lunigiana? Cosa ne pensa del cluster di Porretta? Nuova struttura sismogenica così spessa ma corta può dare terremoti forti?
RispondiEliminagrazie
Si ritengo che relazioni tra gli eventi sismici dell'Emilia, Garfagnana-Lunigiana e dei tre cluster ci sono. Non è possibile però definire con esattezza lo spazio-tempo di tali relazioni, non seguendo una legge matematica certa. Il cluster di Porretta come gli altri dell'Appennino Tosco-Emiliano ricandono all'interno di una fascia di catena. I dati sismici evidenziano una possibile struttura sismogenetica di importanza regionale il cui potenziale sismico è deducibile solo dai dati statistici dell'area, con valori di magnitudo di 6.0 - 6.5. Non si sa se si possono sviluppare eventi superiori. Lo sciame sismico dell'Appennino Tosco-Emiliano non mostra al momento un evento principale.
EliminaGrazie mille delle risposte. Molto gentile. Ottimo sito, mi sto leggendo un po di articoli
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