La Calabria è considerata tra le regioni a più
elevata sismicità d'Italia, dove in epoca storica sono accaduti terremoti con
elevato potenziale distruttivo. In questa regione, negli ultimi duemila anni,
si sarebbero verificati almeno 25 eventi con magnitudo superiore o uguale a
6.0, una stima che solleva importanti questioni relativamente alla pericolosità
sismica ed alla sicurezza del territorio. Tra gli eventi catastrofici più
importanti si devono annoverare certamente quelli accaduti nel 1638, quando si
susseguono quattro importanti scosse sismiche che radono al suolo intere
cittadine, provocando danni ingentissimi ed oltre diecimila morti in circa metà
della regione. Grazie agli scritti coevi, redatti da alcuni letterati ed
ecclesiastici, è stato possibile ricostruire, almeno parzialmente, quanto
accaduto all’epoca e le descrizioni, sia degli effetti sull’edificato che al
suolo, confermano l’elevata energia liberata dal sisma. Lo studio di sequenze
sismiche come questa, tra le più forti registrate in tempi storici nel nostro
paese, rappresenta un importante riferimento per la valutazione del rischio
sismico associato ai forti terremoti.
di: Giampiero Petrucci(1) e Stefano Carlino(2)
1) Geologo, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog (sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: dottgipe@gmail.com).
2) Geofisico dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia e collaboratore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog;
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GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 7 (2015), ISSN: 2240-7847.
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Figura 1: distribuzione dei terremoti in Calabria nel corso
dei secoli
(fonte INGV). Mappa consultabile all'indirizzo internet:
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La catastrofica sequenza sismica accaduta tra marzo e giugno del 1638, principalmente nell’area compresa tra la Sila ed il Tirreno, si caratterizza per il susseguirsi di almeno tre eventi principali, con intensità massime che saranno superiori al XI grado della scala Mercalli, preceduti e seguiti da sismicità di minore energia (Fig. 2). La prima scossa, di intensità del XI grado della scala Mercalli, con una magnitudo macrosismica stimata intorno a 6.8, avviene la sera del 27 marzo e colpisce principalmente l’area tra Cosenza e Nicastro, l'attuale Lamezia Terme (Fig. 3). La bassa valle del fiume Savuto e l’alto bacino del Crati subiscono le conseguenze più devastanti, ma danni ingenti si registrano anche sul litorale tirrenico del Golfo di Sant’Eufemia. Diverse cittadine vengono rase al suolo. A Martirano si hanno danni pesantissimi, a Rogliano muoiono oltre 500 abitanti. Gravi effetti si registrano anche a Motta S. Lucia, Grimaldi, Carpanzano, Marzi e Scigliano, dove si segnalano circa 800 vittime. Queste località diventeranno paesi-fantasma, definitivamente abbandonati dopo il sisma. Cosenza subisce danni rilevanti, causati anche da una grande frana sul colle Pancrazio. Si segnalano crolli di una certa entità anche ad Amantea, mentre lesioni meno gravi si hanno nell’intera fascia tirrenica compresa tra Maratea e Reggio Calabria. Il sisma è ben avvertito anche in Sicilia, a Messina viene parzialmente danneggiato il tetto della cattedrale. Si valuta in circa 15.000 il numero delle abitazioni distrutte o seriamente lesionate.
La mattina seguente, il 28 marzo, è tra l'altro la domenica delle Palme, un’altra scossa, con intensità poco inferiore alla precedente, colpisce la Calabria centrale, in un’area poco più a sud rispetto a quella del giorno prima. L’epicentro difatti è situato nei pressi della stessa Nicastro, dove si conteranno circa 3000 morti. Molte vittime, almeno 500, periscono nella chiesa dei Francescani, che crolla mentre è in corso una funzione religiosa. L’area di massimo danneggiamento in questo caso sembra molto più circoscritta, tuttavia si segnalano danni ingenti e vittime a Sambiase, Castiglione Marittimo e Sant’Eufemia. Una testimonianza preziosa di questo evento è fornita dal gesuita e studioso delle scienze della terra Athanasius Kircher, un tedesco che all’epoca si trova in viaggio in Calabria, proprio nelle aree più colpite. Egli racconta, in un suo scritto (Mundus subterraneus in XII libros digestus, Calabria) di un rombo tremendo che proviene dal sottosuolo, simile ad un tuono; testimonia anche della gente per strada che, al momento del sisma, non riesce a rimanere in piedi, e della città di Sant’Eufemia, ricoperta in pochi secondi da un’enorme nuvola di fumo. Al dissolversi di questa nube, Kircher non riconosce più la città, ridotta ad un ammasso “putrido” e “lugubre” di macerie, che egli definisce un “lago”. Infatti, nella piana circostante la città di Sant’Eufemia, si aprono fenditure e voragini nel terreno che, accompagnate a fenomeni di subsidenza, sconvolgono l’assetto idrogeologico dell’area, formando un’ampia zona paludosa, che sarà definitivamente bonificata soltanto negli anni Venti del XX secolo.
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Figura 4: La diffusione delle intensità macrosismiche
stimate nella scossa
del 27 marzo 1638. L'epicentro è situato nei pressi di Confienti
(da www.emidius.mi.ingv.it).
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La ricostruzione post-sisma sarà lenta, difficile e parziale. Alcuni paesi, in particolare S. Eufemia e Feroleto, saranno riedificati in altri siti, mentre si assisterà anche ad un’ondata migratoria verso zone considerate più sicure. La distruzione, riportata nelle testimonianze storiche, sarebbe stata favorita anche dalle condizioni geologiche locali, con molti paesi arroccati sui rilievi, su pendii scoscesi, con le case addossate le une alle altre. A peggiorare ulteriormente la situazione contribuiscono anche le caratteristiche dei fabbricati, con costruzioni di pietra e ciottoli di fiume, cementati da malte di scarsa qualità, talora realizzate con mattoni di argilla essiccati al sole, materiali inadeguati a sostenere l’energia sprigionata dai forti terremoti.
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Figura 5: La diffusione delle intensità macrosismiche
stimate nella scossa
dell'8 giugno 1638. La zona colpita è il cosiddetto
Marchesato crotonese
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La grande crisi sismica calabrese del 1638 (Fig. 5) si rivelerà dunque devastante ed avrà una vasta eco in tutta Europa. I dati finali sui danni e sulle vittime permetteranno di comprendere appieno la tragica vastità dell'evento. Una ventina di paesi sono rasi al suolo (con entità dei danni maggiore o uguale al grado X della Scala MCS), un centinaio di cittadine variamente danneggiate e si registrano importanti effetti al suolo come frane, fratture, voragini, fenomeni di liquefazione. Più difficile è la stima delle vittime: anche se le relazioni finali delle autorità spagnole parlano di almeno diecimila morti ufficiali, è presumibile che tale stima sia sottodimensionata.
Riferimenti bibliografici
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d'Italia. Fratelli Bocca
Bernardini F., (a cura di)(2015);
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1638, uno "spaventevole terremoto" devasta la Calabria
centro-settentrionale. INGV.
Consultabile all'indirizzo internet: https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/03/31/i-terremoti-nella-storia-marzo-1638-uno-spaventevole-terremoto-devasta-la-calabria-centro-settentrionale/.
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tremuoto di Calabria. Stamperia Rodolfo Mollo
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Consultabile all'indirizzo internet: : http://storing.ingv.it/cfti4med/quakes/00953.html
Kircher A.. (1665); Mundus
subterraneus in XII libros digestus, Calabria.
Petrucci G., (2012); Esclusiva
MeteoWeb: tutti i terremoti con magnitudo superiore a 5.5 della storia
d’Italia. MeteoWeb. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.meteoweb.eu/2012/06/esclusiva-meteoweb-tutti-terremoti-con-magnitudo-superiore-5-5-della-storia-ditalia/141308/
Signorino M. e Mauro F. (2006); Disastri naturali - conoscere per prevenire. ISAT
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