Giulio
Riga(1),
Paolo Balocchi(2)
Riassunto:
il
Bollettino sismico vuole raccogliere le informazioni relative
all'attività sismica nazionale per l'anno 2013, individuando anche
quelle aree del territorio che sono state più soggette a terremoti.
Infatti ad un'analisi della sismicità a scala nazionale, è stata
aggiunta l'analisi della sismicità in 12
sequenze.
Tali sequenze sono state individuate sulla base del numero di eventi
rilevati nel periodo dell'anno 2013 e sulle caratteristiche
sismotettoniche. I dati ricavati dal database ISIDe, sono stati
analizzati con due approcci differenti. Il primo riguarda lo studio
statistico con cui è stato possibile rappresentare la variazione
della sismicità dell'area interessata mediante grafici. Il secondo,
di carattere previsionale è basato sulla struttura delle “bombe
sismiche” che solitamente
precedono
gli eventi sismici più energetici. Attraverso la descrizione della
distribuzione dei sismi alla scala nazionale, è possibile definire
un maggiore grado di pericolosità sismica per le regioni
meridionali, rispetto a quelle settentrionali.
1) Geologo e Ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog (sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: giulio.riga@tin.it);
2) Geologo e Ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog;
________________________________________
GeoResearch Center Italy - GeoBlog, pub. n° 2 (2014), ISSN: 2240-7847.
Introduzione
Lo studio delle sequenze sismiche è di rilevante interesse ai fini di prevedere le loro
possibili evoluzioni sismologiche e
sismogenetiche. La conoscenza della distribuzione dei
sismi, delle strutture sismogentiche e le
azioni modificatrici naturali (carichi tettonici) ed antropici (impianti geotermali, estrazione di idrocarburi, dighe,
ecc) presenti nelle
aree indagate sono
fondamentali, perché influenzano direttamente gli sviluppi delle sequenze a
livello locale e
regionale.
Al fine
di una corretta analisi è necessario avere dati sismici in serie sufficientemente lunghe, con una copertura temporale di almeno
trent’anni. Periodi più lunghi con
molti eventi, incidono considerevolmente sulla morfologia della sequenza sismica e sui parametri da
utilizzate nell’analisi sia di lungo
sia di breve
periodo.
I dati
sismologici utilizzati sono
quelli ricavati dal
catalogo ISIDe, aggiornati al periodo dell'anno 2013 (INGV, 2013).
Sono stati analizzati attraverso due distinti approcci: il primo, di carattere statistico, ha permesso di generare grafici rappresentanti la variazione della sismicità nel corso dell’anno considerato; l’altro, di carattere previsionale, basato sulla struttura delle bombe sismiche (Riga, 2013) che
di solito precedono gli eventi sismici più energetici. I
risultati ottenuti sono
stati rappresentati attraverso i seguenti grafici:
- Sequenza sismica (valori della magnitudo-numero progressivo di eventi);
- Profondità ipocentrale (profondità-longitudine);
- Numero di eventi (scala temporale annuale,mensile);
- Cumulata del numero di terremoti (scala temporale mensile);
- Distanza fra gli epicentri (distanza-numero progressivo di eventi).
Alcune aree
sismiche analizzate sono
parzialmente incluse in
aree di dimensione maggiore (Pianura-Padana, Emilia
e Garfagnana-Lunigiana a
nord, Frusinate e
Beneventano, Calabria-Pollino-Sila a
sud).
Viene analizzata da prima, la
sismicità dell'Italia su
scala nazionale e
successivamente vengono prese
in considerazione 12
sequenze sismiche che
nel 2013 hanno
interessato il nostro
territorio. La scelta
delle sequenze a
scala locale è
stata fatta sulla
base del numero
di eventi sismici rilevato nel periodo di interesse e
sulle caratteristiche sismotettoniche (fig.
1).
Le sequenze individuate e analizzate sono le seguenti:
- Friuli;
- Pianura Padana;
- Emilia;
- Gafagnana-Lunigiana;
- Gubbio-Adriatico centro settentrionale;
- Frusinate-L’Aquila;
- Beneventano;
- Irpinia;
- Pollino;
- Sila;
- Calabria;
- Calabria meridionale-Sicilia sud orientale.
Sequenza sismica
dell'Italia
Data la complessità e l’eterogeneità del territorio italiano, la distribuzione degli eventi sismici registrati nel 2013 è quanto mai varia, anche se in base alle caratteristiche
sismologiche è possibile individuare alcune zone: Garfagnana-Lunigiana, Gubbio,
Benevento.
Figura 2: Sequenza sismica dell’Italia:
analisi della
sismicità
alla scala nazionale (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: considerando il territorio alla scala nazionale, la distribuzione temporale dei valori della magnitudo (fig. 2) mostra quattro fasi di rilascio di energia di breve periodo, caratterizzate da eventi sismici di media magnitudo.
La scossa più forte di Ml 5,2 accaduta il 21 Giugno nella zona della Garfagnana, è stata preceduta da una boma sismica composta di tre step evolutivi e da un foreshock di Ml 4,2.
Nella parte finale della sequenza dei valori di magnitudo è presente una bomba sismica più evoluta che nel mese di Dicembre che ha prodotto un primo foreshock di Ml 4,9 nella zona del Beneventano il 29 Dicembre seguito da un aumento del tasso di sismicità.
Il grafico degli eventi mensili con M≥3,0 mostra fluttuazioni nel primo semestre e nel mese di Dicembre durante i quali sono stati raggiunti valori più elevati.
L'aumento del numero di eventi, più marcato nei mesi di Giugno e Dicembre, è dovuto all’accadimento delle scosse di terremoto della Garfagnana-Lunigiana e del Beneventano.
Lo stesso andamento si nota anche nei grafici della cumulata degli eventi sismici e della distanza. Quest’ultimo derivante dalla somma delle singole distanze tra gli epicentri, indica una focalizzazione dopo
l’evento del
21 Giugno (terremoto della Garfagnana-Lunigiana) e
prima della scossa
di terremoto del
29 Dicembre (terremoto del Beneventano).
Figura 3: Grafico del numero annuo dei terremoti
su scala nazionale (dati:
INGV, 2013). |
Il grafico del numero annuo
dei terremoti con
M≥4,0 (fig.
3), mostra un
trend in aumento ed un primo picco
nel 2009 connesso con la
scossa di terremoto a L’Aquila.
Il tasso
di sismicità ha
raggiunto un livello massimo nel 2012 in coincidenza con gli eventi
sismici del 20
e 29 Maggio
2012 dell’Emilia, per poi diminuire del 46% nel
2013 ancora influenzato in parte dalla
fase di assestamento seguita alle due scosse.
La sezione longitudinale (fig. 2) mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 30-40 km.
Gli eventi sismici che si estendono fino alla profondità di 350 km circa, sono
legati al contesto tettonico della penisola Italiana dove la microplacca Adria
scende al di sotto della placca Europa, formando un piano di subduzione (Boccaletti e al., 1985; 2005; Doglioni, 1991; 2007; Riguzzi e al., 2010; Balocchi, 2011; Balocchi e al.,
2014).
La maggior parte degli ipocentri del volume sismogenetico sono
localizzati alla profondità di 10 km
circa, evidenziando una
superficie efficacie di
importanza regionale e
comunque variabile localmente (Meletti e al., 2004; Stucchi e al., 2004; Balocchi,
2011).
Considerazioni: la
fase di rilascio in atto non
si è ancora
completata. La chiusura potrebbe realizzarsi con
un evento di
Ml maggiore di 6,5, che
rappresenta anche il
target di
chiusura della bomba
sismica.
Considerato il probabile aumento di carico tettonico sulla penisola italiana dopo gli eventi sismici accaduti all’inizio del 2014 in Grecia, l’epicentro di questo evento può essere ipotizzato in corrispondenza di una delle aree della regione italiana, come descritto da alcuni modelli sulla
distribuzione spazio-temporale della sismicità
periadriatica (Mantovani,
1991; Mantovani e al., 2010).
Sequenza sismica del Friuli
Figura 4: Grafici
della sequenza sismica del Friuli (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: il 2013 (fig. 4) è stato caratterizzato da valori di magnitudo decrescenti associati alla fase di assestamento, seguita all’evento del 12 Febbraio di Ml 3,8, preceduto da un foreshock di bassa magnitudo, da una microstruttura negativa e da una focalizzazione degli epicentri. Sulla sequenza sismica si nota un secondo evento di Ml 3,6 accaduto il 24 agosto ed appartenente ad un ciclo di rilascio di energia di breve periodo.
L’andamento della sequenza è abbastanza regolare, come mostrato dalla curva degli eventi cumulati. Nel mese di Febbraio si ha un picco con 22 terremoti e la successiva decrescita fino a Maggio e un progressivo aumento che termina nel mese di Ottobre con 18 terremoti e la successiva decrescita fine al termine dell'anno.
La
curva
della
distanza mostra una pendenza abbastanza regolare subito dopo il terremoto di Ml 3,8. Tale evento del 12 Febbraio è collocato tra la fase di rilascio energetico (diminuzione della pendenza della curva) e quella di accumulo (aumento della pendenza della curva). Il grafico evidenzia delle microfasi di rilascio e di accumulo energetico legato ad eventi sismici di Ml<3,5.
La
sezione longitudinale evidenzia lo strato sismogenetico che si estende fino alla profondità di 12 km, con una superficie efficace individuabile alla profondità di 10 km circa.
Considerazioni: la
sequenza sismica si
trova in una
fase di assestamento di
breve periodo associata all’evento di
Ml 3,8. Nella
parte finale si
nota una bomba
sismica poco evoluta alla
quale è associato l’evento di
Ml 3,0 accaduto il 17 Dicembre.
Sequenza sismica della Pianura Padana
Figura 5:
Grafici della sequenza sismica della
Pianura-Padana
(dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori temporali della magnitudo mostra un evento di Ml 5,2 accaduto il 21 Giugno nella zona della Garfagnana (fig. 5), seguito da una fase di assestamento caratterizzata da due aftershock di primo ordine di Ml 4,4. Nella finestra temporale relativa all’ultimo trimestre si nota una bomba sismica già completata e un primo foreshock di Ml 3,8.
E’ presente un
aumento della sismicità a partire da
Maggio come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati e
un picco di
1436 terremoti in
Giugno. A partire da Settembre la
sequenza mostra una
ripresa più regolare
dell’attività sismica.
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con fasi di
rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
e fasi di
accumulo energetico (aumento della pendenza della
curva). Il terremoto di Ml 5,2
del 21 Giugno
è collocato in corrispondenza di un rilascio energetico che termina con l’evento
di Ml 4,4
del 30 Giugno
dove incomincia una
nuova fase di
accumulo energetico. Il
grafico evidenzia delle
microfasi di rilascio e di accumulo energetico legato ad
eventi sismici di
Ml<4.
La sezione longitudinale evidenzia lo
strato sismogenetico entro
i primi 10 km di
profondità e che
si estende anche
fino ai 20-25
km con una
sismicità localizzata in
determinati punti. Alcuni
eventi sparsi sono
presenti nello strato
sismogenetico sottostante, che
si estende fino
ai 60 km
circa. In base
alla maggiore concentrazione degli
ipocentri, è possibile individuare una superficie efficace alla profondità di10 km.
Considerazioni: il target dinamico associato alla bomba sismica adesso è di Ml 5,3. La chiusura della fase di rilascio associata alla bomba sismica potrebbe realizzarsi con un evento di circa Ml 6,0.
Sequenza sismica dell'Emilia
Figura 6: Grafici della sequenza sismica dell’Emilia (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: dopo le due scosse di terremoto accadute il 20 e 29 Maggio del 2012, la sequenza ha sviluppato una rapida fase di assestamento e, nel corso del 2013 (fig. 6) è entrata in una prima fase di rilascio di energia di breve periodo caratterizzata da un evento di Ml 3,8 accaduto il 4 Maggio del 2013 seguito nel mese di settembre da un aftershock di Ml 3,4. L’evento di Ml 3,8 è stato preceduto da una bomba sismica incompleta di piccole dimensioni e da un foreshock di Ml 3,0.
La sequenza sismica dell’Emilia
(Balocchi, 2012a; Balocchi, Santagata, 2012) mostra una
sismicità abbastanza regolare per l’anno
2013, come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati. Il
picco maggiore con
15 eventi si è
registrato nel mese
di Gennaio e
successivamente la sismicità è andata diminuendo, con un ulteriore incremento nel mese di
Maggio con 13
eventi, evidenziando una
sostanziale decrescita della
sismicità dell'area. Tale
decremento nel numero
di eventi trova
una spiegazione se si considera l'anno 2013 come coda sismica della sequenza che
ha inizio nel
Maggio 2012 con
il mainshock di Ml
5,9 (Balocchi, Santagata, 2012).
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con fasi di
rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
intervallate a fasi
di accumulo energetico (aumento della pendenza della curva). Il
terremoto di Ml
3,8 del 4
Maggio 2013 è
preceduto da una
fase di rilascio energetica e rappresenta l’inizio della
fase successiva di
accumulo. Il grafico evidenzia delle microfasi di rilascio e
di accumulo energetico legato ad eventi
sismici di Ml<3.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 10 km.
Al di sotto del primo strato sismogenetico è presente uno strato con sismicità ridotta che si
estende fino alla
profondità di 30
km circa. Gli ipocentri evidenziano una netta
concentrazione secondo due superfici efficaci principali poste alla profondità
di 5 km e 10 km.
Considerazioni: la
fase di rilascio di energia di
breve periodo ha
un primo livello sismico dinamico posto
a circa Ml
4,3. Sopra questo
livello è necessario seguire la sequenza con molta attenzione.
Sequenza sismica della Garfagnana - Lunigiana
Figura 7: Grafici della sequenza sismica
della
Garfagnana-Lunigiana
(dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: questa sequenza sismica (fig. 7),
essendo inclusa in
quella della pianura padana, presenta un
andamento simile. L’evento caratteristico del
2013 è quello
di Ml 5,2
accaduto il 21
Giugno e preceduto da un foreshock di
primo ordine di
Ml 3,5. All’evento è
seguita una fase
di assestamento ormai
quasi ultimata e
caratterizzata da due
aftershock di
Ml 4,4. La
velocità di sviluppo della fase di
assestamento è stata
abbastanza veloce nei
due mesi successivi l’evento e
lenta a partire dal mese di
Settembre.
La sequenza sismica della Garfagnana – Lunigiana
(Balocchi, Riga, 2013; Petrucci, Balocchi,
2013) evidenzia una
ripresa a partire dal Giugno 2013
con un incremento della sismicità di
1401 eventi nel
mese di Giugno. Infatti la curva
degli eventi cumulati mostra un aumento della pendenza e
una successiva fase
di relativa stabilità sismica a partire da Agosto-Settembre.
La curva
della distanza mostra
diverse fasi di
rilascio energetico con
una diminuzione della
pendenza della curva
e successive fasi
di ripresa energetica, con l’aumento della pendenza della
curva. L’evento
più interessante è
quello di Ml
4,8 del 18
Gennaio che definisce l’inizio di
una fase di
rilascio energetico e
la successiva fase
di accumulo, che
termina con l’evento di
Ml 5,2 del
21 Giugno. Gli
altri due eventi
di Ml 4,4
del 26 Marzo
e del 30
Giugno, si trovano in corrispondenza di
fasi di intenso accumulo energetico seguito da fasi di
rilascio energetico per
l’effetto di
terremoti di magnitudo inferiore. Il grafico evidenzia delle microfasi di rilascio e
di accumulo energetico legato ad eventi
sismici di Ml<4.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico nei
primi 20 km
di profondità, ed un
secondo strato sismogenetico con
minore sismicità che
si estende fino
ai 60 km
circa. Anche in
questa sequenza è
possibile individuare una
superficie efficace alla
profondità di 9-10 km.
Considerazioni: nella parte finale della sequenza sismica è presente una bomba sismica composta di 4 step alla quale è associato un evento più energetico e da un livello sismico di primo ordine posto a Ml 4,0 da monitorare nel corso del 2014.
Sequenza sismica di Gubbio – Adriatico centro settentrionale
Figura 8: Grafici della sequenza sismica di
Gubbio-Adriatico
centro
settentrionale (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: la sequenza sismica dell’area di Gubbio–Adriatico centro settentrionale (Balocchi e al., 2014) ha mostrato un’intensa attività durante l’anno (fig. 8).
L’evento più
forte di Ml
4,9 è accaduto il 21 Luglio
e si colloca in una fase
di rilascio di
energia di medio
periodo iniziata nel
2008 e tuttora attiva.
La scossa
è stata preceduta da una focalizzazione degli
epicentri e seguita da una veloce
ed intensa fase
di assestamento caratterizzata da
un aftershock di Ml
4,4.
La sequenza mostra una
sismicità abbastanza regolare per la durata dell’anno
2013, come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati. Il trend
della sismicità per l'anno 2013 è in crescita con tre picchi principali di 1200 eventi
in Aprile, 1412
eventi in Luglio
e 1510 eventi
in Dicembre.
La curva
della distanza mostra
una pendenza regolare con una sola
leggera fase di rilascio energetico (diminuzione delle
pendenza della curva)
e la successiva fase di accumulo energetico (aumento della
pendenza della curva). I due terremoti di Ml 4,9
del 1/07/2013 e
Ml 4,4 del
22/08/2013 si collocano all'interno della parte finale di una fase di accumulo.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico di
spessore variabile dai
10-15 km di
profondità (Mirabella e al., 2007), fino
ai 30 km.
Un secondo strato
più profondo con
minore grado sismogenetico si
estende fino alla
profondità di 70
km circa. In
base alla maggiore concentrazione degli ipocentri, è possibile individuare una superficie efficace alla profondità di
9-10 km.
Considerazioni: la sequenza sismica presenta una
struttura simmetrica ed
una bomba sismica in fase di
completamento alla quale
è associata una
scossa inferiore a
Ml 5,5. L’energia rilasciata nel corso dell’anno è stata pari ad un evento di circa Ml
5,1.
Sequenza sismica del Frusinate - L'Aquila
Figura 9: Grafici della sequenza sismica del
Frusinate-L’Aquila
(dati:
INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: la prima
parte della sequenza sismica è caratterizzata da
un evento di
Ml 4,8 al
quale è seguita una fase di
assestamento durata fino
il mese di
dicembre (fig. 9).
Un secondo evento
di Ml 4,9
è accaduto il
29 Dicembre preceduto da un foreshock di
Ml 3,8 inserito nella parte terminale di una bomba
sismica poco strutturata.
La sequenza mostra una sismicità abbastanza regolare per
tutta la durata dell'anno, come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati. Si
evidenziano alcuni incrementi nel numero
di eventi sismici mensile, dove quello
più rilevante è
nel Dicembre 2013
con 302 eventi.
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con fasi di
rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
intervallate a fasi
di accumulo energetico (aumento della pendenza della curva). Il
terremoto di Ml
4,9 del 29
Dicembre è in
corrispondenza di una
fase di rilascio energetico al cui
interno è evidenziata una piccola fase
di accumulo. Il
grafico evidenzia delle
microfasi di rilascio e di accumulo energetico legato ad
eventi sismici di
Ml<4.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 25-30 km.
Al di sotto
è presente uno
strato meno sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
35 km circa.
Dalla distribuzione ipocentrale è possibile individuare una superficie efficace alla profondità di
9 km.
Considerazioni: la posizione dell’evento accaduto il 29 Dicembre all’interno della struttura della sequenza sismica dell’ultimo periodo dell’anno, sembra confermare la fine della fase di rilascio di energia associata alla bomba sismica. E’ possibile nel corso del 2014 la formazione di una nuova bomba sismica più energetica con un primo evento di Ml compreso tra 3,5 e 4,2.
Sequenza sismica del Beneventano
Figura 10: Grafici della sequenza sismica del
Beneventano
(dati:
INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: questa sequenza include parte dell’area interessata della sequenza del
Frusinate. L’evento
principale è accaduto il 29 Dicembre di Ml 4,9
(fig. 10), preceduto da una focalizzazione degli epicentri, da
un foreshock di Ml
3,8 associato ad
una bomba sismica poco evoluta. La
fase di assestamento seguita all’evento di
Ml 4,9 si
è sviluppata rapidamente ed in assenza di anomalie sismiche.
La sequenza mostra una sismicità abbastanza regolare fino
a Novembre 2013.
A partire da
Dicembre si registra un netto aumento della
sismicità, come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati. Il
picco di 174
eventi mensili in
Dicembre è in
corrispondenza del terremoto di Ml 4,9
del 29 Dicembre nel Matese.
La curva
della distanza mostra
un primo tratto
con pendenza abbastanza regolare e
un secondo tratto
con una netta
diminuzione della pendenza in corrispondenza del
terremoto di Ml
4,9 del 29
Dicembre, determinando l’inizio della
fase di rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
differente dalla fase
precedente di accumulo energetico (aumento della
pendenza della curva.
Nella parte iniziale della curva sono
presenti delle microfasi di rilascio e
di accumulo energetico legato ad eventi
sismici di Ml<4.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 30 km.
Dalla distribuzione ipocentrale è possibile individuare una superficie efficace alla profondità di
10 km.
Considerazioni: dopo l’evento accaduto il 29 Dicembre è iniziata la
formazione di una
bomba sismica che
occorre seguire con
attenzione nel corso
del 2014 ed
alla quale ora
è associato un
valore dinamico di
circa Ml 6,2.
Sequenza sismica dell'Irpinia
Figura 11: Grafici della sequenza sismica dell’Irpinia (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: la sequenza sismica nel corso
del 2013 si
è sviluppata lentamente secondo uno schema
a cicli abbastanza regolari (fig. 11).
La scossa più
forte di Ml
3,3 è accaduta il 17 Settembre, alla quale è
seguita una fase
di assestamento caratterizzata nella
parte finale da
un secondo ciclo
sismico non ancora
completato.
La sequenza mostra una sismicità abbastanza regolare per
l'intera durata dell'anno, con una
leggera crescita nella parte finale che tende a stabilizzarsi nel mese di
Dicembre, come evidenziato dalla curva degli
eventi cumulati. Si
evidenziano alcuni picchi
nel numero di
eventi sismici mensile, dove nella prima
parte dell’anno
si ha un
progressivo aumento della sismicità fino a
Settembre con 49
terremoti e la
successiva diminuzione.
La curva
della distanza mostra
una pendenza abbastanza costante, con fasi
di rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
e fasi di
accumulo energetico (aumento della pendenza della
curva). I terremoti di Ml 2,9
del 6 Aprile
e di Ml
3,3 del 17
Settembre si trovano in corrispondenza dell’inizio di
fasi di rilascio di energia. Il
grafico evidenzia delle
microfasi di rilascio e di accumulo energetico legato ad
eventi sismici di
Ml<2,9.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 25 km,
con una superficie basale posta ad
una profondità efficace di 10 km
circa. Dalla distribuzione ipocentrale è possibile individuare una superficie efficace alla profondità di
10 km.
Considerazioni: questa sequenza sembra avviarsi verso una fase di rilascio di energia sostenuta da una bomba sismica in fase di completamento la cui evoluzione deve essere seguita con attenzione nel corso del 2014. La magnitudo dinamica di breve periodo associata alla struttura finale della sequenza sismica ora è poco inferiore a una Ml 4,0.
Sequenza sismica del Pollino
Figura 12: Grafici della sequenza sismica del Pollino (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: la sequenza sismica si è sviluppata durante il corso dell’anno lentamente e con eventi di magnitudo non superiore di Ml 3,3 (fig. 12).
Nel primo
semestre sono accadute due scosse di
Ml 3,2, mentre
nel secondo semestre un solo evento
di Ml 3,3
ha chiuso il
ciclo sismico più
ampio dell’anno.
L’evento si
colloca nella parte
finale di una
fase di rilascio di energia associata ad una bomba
sismica di breve
periodo. La velocità della sequenza sismica è diminuita da
mese di maggio
fino alla fine
dell’anno.
La sequenza sismica del Pollino (Balocchi, 2012b) mostra
una sismicità abbastanza regolare per l’anno 2013,
come evidenziato dalla
curva degli eventi
cumulati. Si evidenziano alcuni picchi nell'incremento del
numero di eventi
sismici mensile, dove
quello più rilevante è nel Maggio
2013 con 126
terremoti con la
successiva decrescita fino
a Dicembre.
La curva
della distanza mostra
una pendenza abbastanza regolare, senza
delle fasi nette di rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
e fasi di
accumulo energetico (aumento della pendenza della
curva). L'aumento
regolare della pendenza, nella parte iniziale della curva, sembra legata all'evento
di Ml 3,2 del 17 Marzo che ha determinato un aumento regolare dell'energia
della sequenza. Sono presenti delle microfasi di rilascio e di accumulo
energetico legato ad eventi sismici di Ml<3,3.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 25 km.
Sono presenti terremoti anche molto profondi, intorno ai 260
km circa, legato
alla conformazione tettonica dell’arco Calabro-Peloritano (Balocchi, 2012b). Dalla
distribuzione ipocentrale è
possibile individuare una
superficie efficace alla
profondità di 10
km.
Considerazioni: dopo l’evento del 26 Ottobre 2012 di Ml 5,0, la sequenza sismica è entrata in una fase di assestamento incompleta caratterizzata da aftershock di Ml inferiore a 4,0. Alla fase di rilascio ora in atto è associato un evento di Ml 4,5 circa, necessario per completare la struttura della sequenza sismica.
Sequenza sismica della Sila
Figura 13: Grafici della sequenza sismica della Sila (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: la
sequenza sismica mostra
una struttura poco
movimentata composta di
scosse di bassa
magnitudo. Un primo
evento di Ml
2,9 è accaduto alla fine del
mese di gennaio, seguito a luglio, da un secondo evento più energetico di Ml 3,1
alla quale è
seguita una veloce
fase di assestamento ed
una successiva di
accumulo ancora in
atto (fig. 13).
Nella parte finale
della sequenza è
presente una microstruttura con
implicazioni negative sul
suo sviluppo futuro
ed una bomba
sismica non ancora
completata.
La sequenza sismica della Sila
mostra una sismicità abbastanza regolare per
i primi mesi
dell’anno, per poi
incrementarsi a partire dall’Ottobre, come
evidenziato dalla curva
degli eventi cumulati. Nel mese di
Novembre sono stati
registrati 52 eventi. Successivamente a questo
incremento della sismicità si evidenzia una
fase di quiescenza.
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con fasi di
rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
intervallate da fasi
di accumulo energetico (aumento della pendenza della curva). Il
terremoto di Ml
3,1 del 07/07/2013 è in corrispondenza di
una fase di
rilascio energetico seguita da una fase
di accumulo al
cui interno si
evidenziano fasi minori. Il grafico evidenzia delle microfasi di
rilascio e di
accumulo energetico legato
ad eventi sismici di Ml<2,9, come
la rottura netta
della curva al
termine della sequenza e il relativo rilascio energetico.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico dai
5 ai 10
km di profondità . Al di
sotto è presente uno strato con
sismicità maggiormente distribuita che si estende fino ad una
profondità di 30-35
km circa. Dalla
distribuzione ipocentrale è
possibile individuare una
superficie efficace alla
profondità di 10
km.
Considerazioni: la sequenza sismica nel mese di dicembre è stata meno attiva, ma la sua struttura è proiettata verso un target energetico elevato se non intervengono modifiche nel corso del 2014.
Occorre attendere il completamento della bomba sismica per avere informazioni più dettagliate sull’evoluzione della sequenza sismica e sul valore finale della magnitudo.
Sequenza sismica della Calabria
Figura 14: Grafici della sequenza sismica della Calabria (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: durante il
corso dell’anno,
la sequenza sismica si è sviluppata con eventi di
magnitudo leggermente crescente, di cui l’ultimo, accaduto il 23 Dicembre di Ml 4,0
è legato ad
una bomba sismica di breve periodo (fig. 14). Nella
struttura della sequenza sismica questo
evento può essere
classificato come un
primo foreshock appartenente ad un
ciclo sismico di
secondo ordine già
completato.
La sequenza mostra una sismicità abbastanza regolare per
l’anno 2013,
come evidenziato dalla
curva degli eventi
cumulati. Si evidenziano un picco principale nell'incremento
della sismicità mensile
con 227 eventi
in Luglio. Successivamente si
ha una diminuzione nel numero di
eventi.
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con piccole fasi
di rilascio energetico (diminuzione della pendenza della curva) intervallate a
piccole fasi di
accumulo energetico (aumento della pendenza della
curva), legate ad
eventi sismici con
Ml<4.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 10-15 km.
Al di sotto
è presente uno
strato meno sismico, con una distribuzione abbastanza uniforme degli ipocentri, ed eventi sismici che si estendono fino alla di
300 km. La
sismicità profonda è
legata al contesto tettonico dell’arco
Calabro-Peloritano (Balocchi, 2012b). Dalla
distribuzione ipocentrale è
possibile individuare una
superficie efficace alla
profondità di 10
km.
Considerazioni: nel 2014 è possibile un rafforzamento della sequenza sismica legato ad un nuovo ciclo di rilascio di energia caratterizzato da un primo evento di Ml 3,5 circa con estensione fino alla Ml 4,3.
Quest’ultimo valore rappresenta un limite sopra il quale la sequenza sismica potrebbe evolvere velocemente verso un evento di magnitudo elevata.
Sequenza sismica della Calabria – Sicilia sud orientale
Figura 15: Grafici della sequenza sismica
della Calabria meridionale-
Sicilia
sud orientale (dati: INGV, 2013). |
Analisi della sequenza sismica: il 2013 inizia con un primo evento di Ml 4,1, seguito da un aftershock di Ml 3,7 accaduto il 7 Marzo (fig. 15). La velocità della sequenza sismica è aumentata nel mese di Luglio con l’accadimento di eventi con epicentri focalizzati poco prima della scossa di terremoto del 15 Agosto di Ml 4.1. La fase di assestamento seguita è stata caratterizzata da eventi di magnitudo leggermente crescente nel tempo e non superiore a Ml 3,0. La struttura è tipica di una fase di assestamento molto rapida nella prima parte di sviluppo e recupero dei valori di magnitudo nella fase successiva fino al valore compatibile con la struttura della sequenza sismica.
La sequenza mostra una sismicità regolare per la
prima parte dell’anno e
a partire dal
mese di Agosto
si è registrato un aumento nel
numero di eventi, come evidenziato dalla
curva degli eventi
cumulati. Il picco
di Agosto evidenzia 278 terremoti in
corrispondenza dell’evento
di Ml 4,1
del 15 Agosto.
La curva
della distanza mostra
una pendenza variabile, con fasi di
rilascio energetico (diminuzione della
pendenza della curva)
intervallate da fasi
di accumulo energetico (aumento della pendenza della curva). La
sequenza incomincia con
una fase di
rilascio energetico con
il terremoto di
ML 4,1 del
4 Gennaio e
probabilmente termina con
la successiva fase
di accumulo in
corrispondenza dell'evento di
Ml 3,7 del
7 Marzo. Il
terremoto di Ml
4,1 del 15
Agosto è in
corrispondenza alla fase di
rilascio energetico seguita da una fase
di accumulo energetico con eventi sismici di magnitudo inferiore. Il grafico evidenzia delle microfasi di
rilascio e di
accumulo energetico legato
ad eventi sismici di Ml<4.
La sezione longitudinale mostra uno
strato sismogenetico che
si estende fino
alla profondità di
circa 25 km.
Al di sotto
è presente uno
strato meno sismico che evidenzia una
distribuzione degli ipocentri maggiormente concentrata alla
profondità di 125
km e alcuni
con profondità maggiore. La sismicità profonda è legata al
contesto tettonico dell’arco Calabro-Peloritano. Sono
presenti terremoti profondi con ipocentro ai
200 km circa.
Dalla distribuzione ipocentrale è possibile individuare una “superficie efficace” alla profondità di
10 km.
Considerazioni: dal mese di agosto è in atto una fase di assestamento con accumulo di energia poco movimentata nei valori della magnitudo. Si nota la formazione di una bomba sismica ancora al primo step alla quale ora sono associati eventi di magnitudo inferiori a Ml 4,2 con estensione fino alla Ml 5,2.
Conclusioni
Considerando la distribuzione delle 12 sequenze sismiche e del numero di terremoti, si vede come la sismicità sul territorio nazionale sia concentrata maggiormente nella parte meridionale della penisola. Questa caratteristica sismologica porta alla conclusione che le strutture sismogenetiche dell'area meridionale siano maggiormente soggette alla riattivazione per l’aumento delle forze tettoniche su di esse, e pertanto più propense a generare terremoti. Le cause sono da ricercarsi nella storia tettonica della penisola italiana, che ha portato alla formazione di un piano di subduzione della Placca Adria che immerge verso ovest al di sotto della Placca Europa (Doglioni, 1991; Boccaletti e al., 1985; Balocchi, 2011; Balocchi e al., 2014).
In base alla distribuzione delle sequenza sismiche, è possibile definire un maggiore grado di “pericolosità sismica” (in termini probabilistici secondo la definizione riportata in: Panizza, 1988) per le aree meridionali rispetto a quelle settentrionali, probabilmente anche dovuto alla ripercussione dei terremoti lungo il fronte Greco-Montenegro-Albanese (Mantovani, 1991; Mantovani e al., 2010).
Le analisi eseguite sulle bombe sismiche presenti nelle sequenze dell’Italia meridionale, permettono di ipotizzare nel breve-medio periodo, l’attivazione di una fase di rilascio di energia probabilmente caratterizzata da un primo evento di circa Ml 4,5.
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