venerdì 28 maggio 2010

Genesi delle morfostrutture piramidali di Sant'Agata de' Goti e zone limitrofe.

GENESI DELLE MORFOSTRUTTURE PIRAMIDALI
DI SANT’AGATA DE’ GOTI E ZONE LIMITROFE

-analisi macrostrutturale-



di Paolo Balocchi*



Introduzione
In questo breve studio si vogliono descrivere le considerazioni personali rispetto alla descrizione di alcune strutture piramidali in Italia meridionale da parte del ricercatore indipendente Romano (2009) e Barbadoro.

In questo articolo si preferisce sostituire il termine di “struttura piramidale” (Balocchi, 2010) con il termine “morfostruttura piramidale” perché esprime maggiormente i processi genetici che hanno portato alla loro formazione. Infatti si ritiene che tali morfostrutture piramidali siano il risultato dei processi tettonici e successivamente i processi di modellamento superficiale (alterazione chimica e disgregazione fisica unitamente a quelli del dilavamento superficiale) che hanno prodotto le forme e il paesaggio attuale (Balocchi, 2010).

Lo studio prevede le seguenti fasi:
· Ricerca bibliografica inerente alle principali strutture tettoniche dell’area di Sant’Agata de’ Goti a Benevento (Campania) e nelle zone limitrofe;
· Studio delle foto satellitari prese da Google Maps per cartografare le strutture tettoniche alla scala regionale;
· Studio delle immagini satellitari in 3D da Google Maps per cartografare le “morfostrutture piramidali” e riconoscere le morfologie del territorio con particolare attenzione alle morfotettonica (Brancaccio, 1977; 1978; Panizza, 1995).
Tale studio ha lo scopo di descrivere i processi di formazione delle “morfostrutture piramidali” presenti nel territorio di Sant’Agate de’ Goti e nelle zone limitrofe, definendo una probabile ipotesi genetica plausibile con i dati geologici e geomorfologici ricavati dallo studio delle immagini satellitari di Google Maps.

Inquadramento geografico
Secondo quanto esposto dagli autori Romano, (2009) e Barbadoro la piramide presente a Sant’Agate de’ Goti si trova in corrispondenza della “collina Ariella” di altezza 348 m (a nord-ovest del M.te Traverso). Inoltre altre due piramidali si ritrovano a sud-est nei pressi del paese di Moiano (M.te Porrito, 380 m) e ancora più a sud-est nei pressi di Montesarchio. Una nuova piramide è stata rinvenuta nei pressi di Caiazzo (M.te Mesarinolo, 245 m), localizzata a nord-ovest rispetto il paese di Sant’Anna de’ Goti.Le piramidi sopra descritte si allineano lungo una direzione (Romano, 2009) ben visibile dalle immagini satellitari (Google Maps), le quali mostrano un effettivo allineamento secondo una direzione di N 115° (fig. 1).


L’ESEMPIO DI SANT’AGATA DE’ GOTI
Inquadramento geologico
L’are di studio (fig. 2) è caratterizzato a nord-ovest da litologie appartenenti alle Unità Sannitiche rappresentate da Arenarie, calcari e marne di Campoli, mentre nell’area sud e quella ovest sono presenti litologie appartenenti alle Unità Tettoniche Carbonatiche della catena Appenninica, rappresentate da Calcari a Radiolaritidi (nella facies calciruditica), Calciruditi a rudiste e orbitoline, Calacri con Requinie e gasteropodi. Sono presenti anche dei depositi vulcanici appartenenti alle Ignibrite Campana (Carannante C., Stanzione D.).

Analisi delle strutture tettoniche
Nella carta dei principali lineamenti tettonici (fig. 3) vengono descritte le principali faglie a carattere regionale. Un primo sistema di faglie con piano subverticale e andamento rettilineo mostrano una direzione NE-SO (N 40/55°) e un secondo sistema con direzione NO-SE (N 120/130°).
Attraverso la fotointerpretazione delle immagini satellitari di Google Maps insieme alla vista in prospettiva 3D (fig. 4) è stato possibile riscontrare la presenza di altre strutture minori (Fazzini & Gelmini, 1982; Panizza, 1995; Balocchi, 2003) che conservano un orientamento analogo a quelle cartografate alla scala regionale.



Analisi della Geomorfologica
Per quello che riguarda gli aspetti geomorfologici, l’area in esame mostra diverse forme legate a diversi agenti modellanti. Le forme di origine fluviale comprendono ampi terrazzi probabilmente di origine vulcanica per la deposizione delle Ignimbriti Campane e successivamente modellate ed incise dalle acque superficiali formando anche orli di scarpate fluviali lungo il F. Isclero.
Dallo studio correlato delle immagini satellitari e della cartografia topografica (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) si è cartografato l’andamento dei crinali. Dal modello in 3D e dalla carta delle forme (fig. 4 e 5) si nota come l’andamento del crinale segue i principali lineamenti tettonici.



La piramide descritta da Romano (2009) (coordinate geografiche: N 41° 5' 51.10", E 14° 31' 23.20" di Grw.) si trova in corrispondenza della cima posta a NO del M.te Traverso e chiamata “collina Ariella” (348 m). Presenta una struttura geometrica tipo piramide con base rombica regolare. Il versante della collina è inclinato con una pendenza regolare di circa 25/30°. Sono presenti forme antropiche come i terrazzamenti a scopo agricolo visibili sul versante nord e nello spigolo a nord una concava di escavazione per cava (Romano, 2009; Barbadoro).
Dall’analisi fotogeologica non si riscontrano superfici strutturali ben conservate quali faccette triangolari se non quella posta sul lato nord della morfostruttura piramidale (Brancaccio e al., 1977; 1978; Panizza, 1995; Panizza & Piacente, 1978; Ufimtsev, 1990; Balocchi, 2010;). Le poche “superfici relitte” (Panizza & Del Vecchio, 1982; Panizza, 1995; Brancaccio e al., 1978) presenti nell’area di studio si presentano con forma planare e regolare, allineate alle principali strutture tettoniche.

LE ALTRE MORFOSTRUTTURE PIRAMIDALI
Descriviamo di seguito le caratteristiche geologico-strutturali e geomorfologiche delle restanti morfostrutture piramidali presenti nelle aree limitrofe a quella di Sant'Agate de' Goti. Tali mostrostrutture di minore importanza presentano un cattivo stato di conservazione a causa di un intenso modellamento ad opera dei processi di alterazione chimica e fisica.

Moiano (N 41° 5' 27.70", E 14° 32' 49.87" di Grw).
Geologicamente l’area è caratterizzata da Calcari con Requinie e gasteropodi e Calcari a Radiolaritidi (nella facies calciruditica). Nell’area sud est sono presenti depositi vulcanici composti da Ignibrite Campana (fig. 6).
Sulla carta geologica viene cartografata una presunta faglia con direzione NO-SE.

Dall’analisi delle immagini satellitari, geomorfologicamente l’area presenta numerosi coni di detrito nella porzione a nord, mentre lungo il F. Isclero sono presenti numerosi orli di scarpata per erosione dei depositi vulcanici.
La morfostruttura piramidale (M.te Porrito, 380 m) si presenta con una forma conica mal definita e poco evidente (fig. 7).

Montesarchio (N 41° 2' 42.19", E14° 40' 24.39" di Grw)
Geologicamente l’area è caratterizzata da depositi colluviali (Chiocchini & Martelli, in stampa).

La morfostruttura piramidale (279 m) si presenta con una forma mal definita, probabilmente dovuta al dilavamento dei depositi superficiali da parte degli agenti meteorologici e dall’acqua di scorrimento superficiale (fig. 8), determinando una morfologia regolare ed ondulata di quasi tutta l’area circostante.

Caiazzo (N 41° 9' 25.29", E 14° 20' 43.05 di Grw)
Geologicamente l’area è caratterizzata da Arenarie di Caiazzo e sul lato est da Calciruditi a rudiste e orbitoline con un contatto tettonico con la precedente formazione sovrastante (fig. 9).

Dall’analisi delle immagini satellitari, geomorfologicamente l’area presenta differenti forme di origine fluviale come gli orli di scarpata lungo il F. Volturno.
La morfostruttura piramidale (M.te Mesarinolo, 245 m) si presenta con una forma conica regolare, e sul lato nord, una conca di escavazione probabilmente una forma di origine antropica (fig. 10) legata all’escavazione per cava.


CONCLUSIONE
Il fenomeno della morfostruttura piramidale di Sant’Agata de’ Goti nella Provincia di Benevento (Campania) e delle aree limitrofe è un fenomeno naturale legato ai processi di erosione e alterazione chimica selettiva lungo le principali direttrici tettoniche.

I dati ricavati dalle carte geologiche e dalla fotointerpretazione mostrano come la struttura piramidale a base rombica e l’andamento del crinale inerente alla piccola catena montuosa composta dalle cime del M.te Guardia (439 m), M.te Traverso (365 m) e la “collina Ariella” (348 m), sono impostate lungo le principali direttrici tettoniche alla scala regionale e locale. Su litologie di tipo carbonatico secondo Brancaccio e alt. (1977, 1978), si impostano superfici di faglia con inclinazione media di 30/40° prossima alla inclinazione della morfostruttura descritta da Romano (2009) e Barbadoro.
Non si sono riscontrate superfici triangolari o trapezoidali rilevanti a causa dei processi morfogenetici che hanno smantellato l’originaria scarpata di faglia variandone la pendenza e generando delle “superfici relitte” (Panizza & Del Vecchio, 1982; Panizza, 1995) planari con inclinazioni di 25/30°.
Alcuni versanti in corrispondenza delle faglie tendono a conservare con notevole fedeltà la planarità dell’originario specchio di faglia. Nel nostro caso i versanti dei rilievi studiati si trovano in corrispondenza dei principali lineamenti tettonici, ma non conservano l’inclinazione dell’originario specchio di faglia (subverticale). Una serie di processi erosivi ha modellato lo specchio di faglia sino alla riduzione della pendenza (impostando il versante attuale di 25/30° di inclinazione; Brancaccio e al., 1977; 1978; Balocchi, 2010) e lasciando alla base del versante un accumulo di detrito (fig. 11).

Anche se i dati relativi alle altre morfostrutture piramidali sono scarsi e poco risolutivi, si ritiene che il “modello di denudazione” (per recessione rettilinea con variazione dell’inclinazione del versante) descrive un’ipotesi genetica coerente coi dati geologici, strutturali e geomorfologici ricavati da questo studio.

Si ritiene anche utile, un ulteriore approfondimento con una campagna di rilevamento mesostrutturale e geomorfologico, allo scopo di verificare la coerenza del modello genetico sopra descritto.


BIBLIOGRAFIA

  • Balocchi P. (2003); Analisi mesostrutturale e macrostrutturale delle strutture fragili presenti nelle unità del Gruppo di Bismantova affioranti tra Zocca eCastel D’Aiano (Appennino modenese e bolognese). Tesi di laurea inedita, Dip. Sc. Terra Università di Modena e Reggio Emilia.
  • Balocchi P. (2010); Genesi della struttura piramidale di Vesallo – Analisi macrostrutturale. GeoR.C.it, pub. n. 1. Consultabile all’indirizzo internet: http://georcit.blogspot.com/2010/05/piramide-di-vesallo.html
  • Barbadoro G. (ignoto); Le piramidi di Benevento (Campania Italia).Consultabile all’indirizzo internet: http://www.eco-spirituality.org/tdgr-prmdbnv.htm.
  • Bosi C. (1975); Osservazioni preliminari su faglie probabilmente attive nell’Appennino centrale. Bol. Soc. Geol. It., 94, pp. 827-859.
  • Brancaccio L., Cinque A., Sgrosso I. (1977); Forma e genesi di alcuni versanti di faglia in rocce carbonatiche: il riscontro naturale di un modello teorico. Rend. Acc. Sc. F.M.S.N.S.L.A. Napoli, ser. 4, 46.
  • Brancaccio L., Cinque A., Sgrosso I. (1978); L’analisi morfologica dei versanti come strumento per la ricostruzione degli eventi neotettonici. Mem. Soc. Geol. It., 19, pp. 621-626.
  • Carannante C., Stanzione D. (in stampa); F° 431 “Caserta Est” alla scala 1:50.000. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.apat.gov.it/Media/carg/Rilevamenti_Def/431_CasertaEst/431.htm.
  • Cocchini U., Martelli G., (in stampa); F° 432 “Benevento” alla scala 1:50.000. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.apat.gov.it/Media/carg/Allestimento/432_/432.htm.
  • Fazzini P., Gelmini R. (1982); Tettonica trasversale dell’Appennino settentrionale. Mem. Soc. Geol. It., 24, pp. 299-309.
  • Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ignoto); Portale Cartografico Nazionale. Cartografia IGMI scala 1:25.000. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.pcn.minambiente.it/.
  • Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ignoto); Portale Cartografico Nazionale. Cartografia della Pressione di Pascolamento. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.pcn.minambiente.it/.
  • Panizza M. (1995); Geomorfologia. Pitagora Editrice Bologna.
  • Panizza M., Del Vecchio R. (1982); Le “superfici relitte” dell’Appennino modenese. C.N.R., P.F. Geodinamica, pubbl. 506.
  • Panizza M., Piacente S. (1978); Rapporti fra Geomorfologia e Neotettonica. Messa a punto concettuale. Geogr. Fis. Din. Quat., 1(2).
  • Romano L. B. (2009); Scoperta una ulteriore piramide in Italia… Vesallo a Reggio Emilia. Consultabile all’indirizzo internet: http://piramidiinitalia.myblog.it/archive/2009/06/19/scoperta-una-ulteriore-piramide-in-italia-vesallo-reggio-emi.html;
  • Romano L. B. (2009); Santa Anna de’ Goti una seconda Visoko? Consultabile all’indirizzo internet: http://it.calameo.com/read/000068410d4a7a3498164;
  • Ufimtsev G.F. (1990); Morphotectonics of the Baikal rift zone (URSS). Geogr. Fis. Dinam. Quat., 13.

10 commenti:

  1. Allora come si spiega la presenza di due gallerie o cunicoli, posti proprio alla base della collina piramidale, venuti alla luce durante gli scavi del metanodotto!?

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  2. Ho considerazione e rispetto per l' approccio scientifico-geologico al "mistero" della collina piramidale Ariella di Sant' Agata de' Goti, però penso che la spiegazione non risolva completamente la questione. Mi fa piacere peraltro rendere noto che sono stato io a ricordarmi dell' antica denominazione, avendola poi italianizzata in Ariella: quel tratto di provinciale è effettivamente stato tramandato dalla parlata locale come "'a girata (o anche 'a votata) 'e l' ariell(a)". Saluti

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  3. Lo studio condotto da me ha analizato le morfologie e le strutture tettoniche alla scala delle foto aeree e satellitari. Non ho condotto studi diretti sul terreno a causa della distanza che mi separa dalla morfostruttura piramidale.

    Le due gallerie di cui parla (e non metto in dubbio la loro esistenza) non so come sono collocate. Comunque possano essere cunicoli di origine naturale per effetto della circolazione di acqua sotterranea. Oppure le cause sono altre. Non metto in dubbio nemmeno il "rimaneggiamento ad opera dell'uomo" ma questo è tutto da provare.

    Ho svolto di recente un sopraluogo presso la morfostruttura di Vesallo nel reggiano è ho trovato roccia in posto alla vetta della struttura. Questo fa presumere che la piramide sia naturale. Può essere stata rimaneggiata dall'uomo?!?!? credo non sia semplice provarlo

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  4. http://geobalocchi.blogspot.com/2010/06/aggiornamento-sulla-campagna-di-vesallo.html

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  5. se lei ha delle relazioni o dei documenti inerenti ai cunicoli di cui parla, sarei lieto di visionarli sempre che lei sia daccordo.

    grazie

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  6. A dire la verità, non ho materiale di prima mano, ma solo delle immagini riprese da altre persone. Nell' area della collina sono state rinvenute anche delle sfere litiche molto grandi in ottima conservazione, a prima vista antichissime. In realtà, tutta l' area alla base della collina è sito archeologico risalente come minimo alla civiltà sannitica, ma forse anche anteriore, a quella osca: pare ormai assodato che fosse il sito della città sannitica Saticola, distrutta dai Romani. Questo sito ha ridato alla luce reperti di grande valore storico ed artistico, come vasi pestani, monili ed altro. Purtroppo, non è mai stato oggetto di ricerche sistematiche da parte della Soprintendenza, per cui è andato perso o distrutto o portato all' estero un patrimonio che non esito a definire immenso, tale da ricavarci un museo locale. Naturalmente questo non avrebbe niente a che vedere con la morfologia dell' Ariella, ma questa potrebbe essere la testimonianza macroscopica di una civiltà anteriore a quelle osce e sannitiche dell' Appennino centro-meridionale, che aveva nella forma piramidale come cifra di civiltà. La mia interpretazione è un azzardo, confortato tuttavia dalla contestualizzazione di tutta l' area. Un cordiale saluto

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  7. Le sfere di cui parla sono presenti in differenti parti delle alpi e appennini. Sono state trovate sfere sia allinterno della Formazione Marnoso Arenacea in Romagna sia all'interno della Formazione di Pantano nell'Appennino reggiano. Sono di origine naturale vista la giacitura in affioramento come può vedere dall'immagine. Sono a conoscenza di sfere di pietra con incisioni e probabilmente sono rimaneggiate dall'uomo. Io non sono un storico e quindi vedo il fenomeno dal punto di vista della Terra dato che la studio.
    Mi farebbe comunque piacere visionare i documenti in suo possesso per vedere se ci può essere un rimaneggiamento da perte dell'uomo.

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  8. http://geobalocchi.blogspot.com/2010/06/stone-spheres-carpineti.html

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  9. Come spiegare tra l'altro l'orientamento delle piramidi, disposte sulla stessa direttrice? Come è possibile valutare delle strutture piramidi solo geologicamente o per mezzo di foto satellitari? Credo che l'approccio debba essere differente. gli effetti dell'erosione possono al limite dirci quale potrebbe essere l'età della struttura... ma non ci dice assolutamente niente su chi e come è stata realizzata. Il centro-sud è cosparso di opere plastiche e complessi architettonici ricavati da strutture preesistenti di tipo naturale.

    www.lulu.com/danielecataldi

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    1. Lo studio è stato condotto alla scala regionale attraverso l'interpretazione dei dati di fotogeologia e quelli geologici di bibliografia. Come detto in fondo alle conclusioni, lo studio merita ulteriori approfondimenti con indagini geologico-strutturali e geomorfologici di campagna, come è stato fatto per una morfostruttura piramidale di Vesallo (http://georcit.blogspot.it/2010/07/rilevamento-geologico-strutturale-e.html).

      Dai dati si è giunta alle conclusioni che può leggere sopra. L'utilizzo di tali forme da parte dell'uomo, o il modellamento antropico può essere una valida spiegazione, ma sicuramente si deve basare su dati il più possibile oggettivi e non i soli semplici allineamenti. Anche la natura sa allineare. Si pensi alle faglie che alla scala dell'affioramento sono tutte belle in fila, oppure ai minerali di alcune rocce.

      Ricordo inoltre che la natura mostra una propria geometria, ben precisa e legata alla tettonica. Possiamo dire che la tettonica delle placche modella, mentre i processi erosivi scolpiscono il paesaggio che ci circonda.
      Non so se conosce le belle rocce dell'appennino settentrionale a forma di rombo regolare, oppure le sfere in litologie arenacee, che si ritrovano in giacitura. Crediamo che anche queste siano di origine antropica??? La natura alcune volte ci stupisce...

      Se Lei ha ulteriori dati sull'argomento, sarò lieto di prenderne visione.

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